Film maturo di Moretti che che affronta con composta tristezza e con serenità il tema della perdita della Madre, evento che prima o poi nella vita capita quasi a tutti, (e se non capita vuol dire che è successa una grossa disgrazia). Moretti attore partecipa al film non come protagonista ma come osservatore, un personaggio di collegamento tra il film ed il pubblico; si mette a fianco del vero protagonista, il suo alter ego, che nel film è la sorella che di mestiere fa il regista; quella di mettersi a fianco al personaggio è un consiglio che ella dà spesso agli attori. Cosa vuol dire? Letteralmente nulla, è una delle frasi tipicamente morettiane (faccio cose conosco gente), con cui Moretti cerca di trasmettere, spesso riuscendoci, quello che ha dentro ma non riesce (o non vuole) esprimere con parole razionali.
Come ne “la stanza del figlio” il tema del film è la elaborazione del lutto, ma contesto e premesse sono molto diverse: la morte del figlio è evento inatteso e traumatico cui non ci si rassegna, la morte della madre è evento atteso da sempre, si potrebbe dire fin dalla nascita, cui siamo preparati e rassegnati. Ho anzi avuto la sensazione che Moretti anticipi anzitempo il lutto e lo elabori fin da quando quando la madre è ancora in grado di vivere una vita di qualità passabile. Quasi un lutto preventivo.
Il cinema ed il suo mondo fanno da scenario alla vicenda, un film nel film quindi, un escamotage che dà l'occasione di divertenti gag con Tuturro attore che la regista Buy non riesce a far parlare italiano ed a dirigere, si ride sulle cose serie, perché il cinema è come la vita, si ride per non piangere, Moretti non deborda mai verso il sentimentale o il patetico, è un film serio intriso di pacata rassegnazione. Bello.