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Vedete, sono uno di voi Ermanno Olmi

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2017 01:20
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Sesso: Maschile
01/05/2017 01:20

Ermanno Olmi




Il film percorre la vita di Carlo Maria Martini, vescovo di Milano dal 1980 al 2002, fino alla morte avvenuta nel 2012, facendo uso di materiale filmato o fotografico di archivio. Le parole del titolo, pronunciate verso fine della vita, alludono alla paura della morte che accomuna tutti gli uomini, credenti e non, cui nessuno, neppure un uomo di Fede può sfuggire e davanti alla morte tutti diventano umani. Martini umano lo è sempre stato, tanto che è considerato una bandiera della sinistra cattolica e della dottrina sociale della chiesa.
Il film è un documentario di montaggio che utilizza filmati, registrazioni audio e fotografie di archivio, non mi pare ci siano scene girate all'uopo. Tuttavia il film scorre fluido e incalzante come un film di finzione che racconta una storia. Non ci sono le solite interviste cui si ricorre spesso in questo genere di film, che appesantiscono ed alla lunga sono noiose, Olmi non ricorre più di tanto a tale espediente e si impegna a raccontare la storia e la vita di Martini parallela a quella della Italia dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri. La voce fuori campo non è invasiva e si limita a quel che serve per la narrazione e la comprensione. La voce è dello stesso Olmi che fa, sia da istanza narrante come voce off, sia da soggetto narrante (Martini stesso) in prima persona. Ne consegue una forte e voluta immedesimazione di Olmi con lo stesso Marini col quale è in evidente sintonia culturale ed spirituale. Comunque sia Olmi resta Olmi e non concede nulla ad una chiesa dalla quale ha preso nel tempo le distanze fino alla eresia palese dichiarata negli ultimi film : “il giorno del giudizio è Dio che dovrà essere giudicato per tutto il male che ha fatto agli uomini”; “la bontà è più importante della fede” e questa ultima pericope è devastante e liquida in un colpo solo 2000 anni di cristianesimo basati sulla fede cieca ed ottusa davanti ed al di sopra della ragione.
Martini era rispettato ed amato da tutti ed era considerato di sinistra. Cosa sia la sinistra cattolica però non lo ho mai capito fino in fondo, perché dichiara di non mettere comunque in discussione la proprietà privata (rerum novarum, mater et magistra) e di non ricorrere alla lotta armata e fare la rivoluzione; il discorso di sinistra è così è molto annacquato. Non è il caso di Olmi che è cattolico fino ad un certo punto, ma uomo di sinistra al 100%. L'albero degli zoccoli è prossimo alla teologia della liberazione, non è un film alla Glauber Rocha perché nel 1978 saprebbe stato anacronistico ed i patti agrari in Italia erano già all'ordine del giorno, ma la prossimità ideologica è evidente, la condanna del proprietario terriero inesorabile, la spinta rivoluzionaria (che altro non è l'aspirazione della terra ai contadini, siamo sempre dalla parte di Tiberio Cracco,) è latente. Poi Olmi ha avuto la fortuna di vivere in un periodo dove il capitalismo aveva anche un volto umano ed una missione sociale. Le industrie oltre a dare lavoro davano anche asili, formazione lavoro, cultura, tempo libero per socializzare. Olmi si formò professionalmente alla Edison, prima recitando nella filodrammatica del dopolavoro, poi ebbe modo di girare gli splendidi documentari di montagna sulla costruzione delle centrali idroelettriche e le linee ad alta tensione. Il posto è in un certo senso un atto di ringraziamento dovuto alla Edison, che all'epoca non licenziava nessuno, anche se non esisteva ancora l'art. 18, anche in casi di palese esubero di personale.
La Milano industriale ai tempi di Colombo prima e poi di Martini poi fu molto sensibile al problema sociale, il modello di lavoratore credente ed attivista sociale, solidale e socializzante nel tempo libero era i modello della Milano di allora. Martini ebbe ruolo importante anche nella lotta al terrorismo quando i brigatisti di prima linea gli consegnarono le armi. Il film da ampio risalto ai delitti delle brigate rosse, tace invece sul prefetto Guida, che veniva da Ventotene, e mi sfugge il motivo di tale silenzio, qui Olmi ha mi ha deluso. Certo sarebbe stata altra carne al fuoco su questioni non ancora decifrate e risolte, ma un cenno quanto meno alla tesi degli opposti estremismi ed alla strategia stragista della tensione avrebbe dato completezza al quadro sociale e politico dell'epoca.
Martini passò 7 degli ultimi anni della sua vita dedicati allo studio ed alla traduzione dei sacri testi a Gerusalemme, città della preghiera che accomuna nella preghiera religioni diverse e dove la gente vive e prega in pace e sintonia pur nella diversità. Vorrei che fosse così, probabilmente le mie letture sono sbagliate, ma mai e poi mai io andrei vivere a Gerusalemme, per quello di negativo che per me rappresenta.
Io non ho fede né desidero averla, ma ad un uomo di fede oserei dire che se Dio esiste è dappertutto, non occorre andarlo a cercare.
Più volte si è celebrato come evento l'ultimo film di Olmi, per poi essere smentiti da uno successivo. Se questo è davvero l'ultimo, complimenti: è un bel finale. Altrimenti arrivederci alla prossima, Maestro!
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