| | | OFFLINE | | Post: 1.032 | Sesso: Maschile | |
|
28/03/2008 11:35 | |
In attesa del cacciatore di aquiloni, da oggi sui nostri schermi, mi sono letto il libro successivo di Khaled Hosseini , scrittore afgano in esilio.
Un libro meraviglioso che prende e che non lascia.
Uno stile piano ed essenziale, che avvince per la sua semplicità e scorrevolezza, per la sua capacità di penetrare, che ad una riga crea l’attesa per la successiva, così ad ogni paragrafo, cosi ad ogni capitolo.
La piccola storia di due donne, la grande storia di un popolo e di una nazione nei suoi recenti 30 anni di caduta verticale, fino a sprofondare negli abissi. La capacità di sopravvivere e di rivivere ricostruendosi di volta in volta sopra le proprie macerie, l’incapacità di farsi e di essere nazione e di sottrarsi al giogo dei signori della guerra. C’era una volta una società tribale con a capo un monarca assoluto, da lì si è partiti e si è arrivato allo sfascio attraverso la monarchia costituzionale, il comunismo, i mujahedin, i talebani, gli americani e non è ancora finita e non si sa se si è toccato il fondo.
Donne sottomessi dagli uomini, intendo dire dai maschi, l’islam è solo un pretesto per una società maschilista, il comunismo è stato un autobus perduto dalle donne.
La storia di due donne, raccontata con una trama a salti, quando l’una è sul proscenio, l’altra è defilata sullo sfondo, fino a che le storie si intrecciano, ci sono molti colpi di scena e sorprese, nascono personaggi, molti se ne perdono per strada, si muore facilmente da quelle parti, alla fine rimangono in due che si amano e che hanno due figli, tornano a Kabul, ma non è un lieto fine, è un finale aperto, pieno di inquietudini.
|