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Ho servito il Re di Inghilterra

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2008 12:55
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Post: 1.032
Sesso: Maschile
15/10/2008 12:55

Bohumil Hrabal secondo Jiri Menzel,
non avrei mai letto questo romanzo se non avessi visto il film di Menzel e non mi fosse piaciuto da morire; non avrei proseguito oltre le prime dieci pagine se non attratto dalla curiosità di vedere come il grande Menzel avesse potuto tirar fuori del succo da questa rapa, se non avessi letto sul web che Hrabal è un grande scrittore contemporaneo, se non avessi preso il telefono e confessato ad una mia amica che per me questo libro era una boiata illeggibile, per sentirmi rimbrottare che la vera boiata l’avevo detta io.
Quindi, complice una malattia stagionale, ieri avevo 37 di febbre, sono arrivato fino in fondo al libro e conquistato il diritto di poter dire, come fanno tutti, finalmente oggi posso farlo anche io, che il libro è più bello del film.
Invece no, peccato, è più bello il film e di parecchio; parlerei volentieri di questo film, ma lo ho visto al festival e difficilmente verrà in Italia; col mulo si scarica in spagnolo, che è abbastanza comprensibile ed assonante col ceco.
Il libro è un polpettone tutto di un fiato, di frasi senza nesso e senza interruzioni, tutto di seguito, nemmeno un punto e virgola ogni tanto; un umorismo che forse vorrebbe essere kafkiano, questo non lo ho capito, ma talmente insistente ed insistito che ha l’effetto di un coltello rigirato nella piaga; un umorismo fatte di continue ripetizioni di frasi che diventano slogan, come quella del titolo, di assurdità surreali spinte oltre i limiti della sopportazione; roba che se capita in mano a Tarantino o a Coen chissà cosa ne esce; ma con Menzel non succede niente, ha messo su pellicola molti romanzi di Hrabal, ne ha messo in scena anche i lavori teatrali, conosce il suo pollo e lo sa prendere con le molle; da un fiume di parole ne fa un film con poco dialogo, molto visuale, molto inventivo ed originale, pieno di umorismo, che rispetta nello spirito il contenuto del romanzo; fino ad un certo punto, perché Menzel vuole e riesce anche dare un senso al gratuito nonsense di Hrabal e introduce dei temi nel suo film; il nazismo vabbè, ormai parlarne male è come sparare sulla croce rossa, ma non guasta e non è mai abbastanza; la rappresentazione ed la irrisione della ideologia nazista provoca brividi cinematografici, ma più ancora del nazismo il film denuncia un’altra piaga del nostro tempo che ci affligge, ancora più grossa e più universale, il collaborazionismo; siamo tutti disposti a tutto, a collaborare con i ricchi ed i potenti chiunque essi siano, per soddisfare le ambizioni di potenza e ricchezza; e pazienza fin che si tratta di berlusconi, che schifo, ma poi per molti il passo verso Hitler è breve; non per la corrotta ed edonista borghesia Boema che ha un sussulto di orgoglio e preferisce la galera alla vergogna della collaborazione; Jan Dite il protagonista del film invece cade molto in basso, da cameriere diventa albergatore con i beni rubati agli ebrei, accumula 15 milioni (di corone penso) che equivalgono per il subentrante regime comunista a 15 anni di carcere e poi la successiva rieducazione in una zona di confine, dove Jan si redime. E avrei voluto vedere come avrebbe potuto fare altrimenti.
Bellissimo finale tutto di Menzel, regista che sa trattare con umorismo ed ironia anche le cose serie e tragiche; il romanzo finisce in maniera meno brillante.
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