Mentre la città bruciava

Mentre la città bruciava, S.Vogelmann, Ed. Giuntina

Libro fresco, avvincente, dal ritmo incalzante, privo di retorica e molto spontaneo. La trama (autobiografica) narra la storia di un giovane ebreo di Firenze che dopo la maturità a fine anni 90 decide di andare in Israele per conoscere il paese di origine del padre, deciderà di fermarsi per frequentare l'università e fare altre esperienze a Gerusalemme. Quello che più colpisce è lo spaccato che ne esce dell'identità ebraica fuori di Israele: le parole dell'autore sono intrise da una costante di ricerca di senso su cosa significhi essere israeliano fuori e dentro lo stato d'Israele, necessità derivante anche dal fatto che l'infanzia e l'adolescenza del protagonista sono segnate da un abbraccio alla cultura ebraica indotto e quindi superificiale. Pagina dopo pagina, fra contraddizioni e tentativi di comprensione, con lo sfondo di un paese sempre a rischio guerra ma anche denso di etnie e confronti, lentamente il protagonista riuscirà a consolidare le propie scelte in maniera consapevole, personale e soprattutto autonoma, mettendo in gioco se stesso, le sue tradizioni e i suoi punti di riferimento. Lo stile è molto vivace, talvolta divertente e tutto cil stempra certamente i momenti altamente drammatici che si alternano. Se da un lato ci ritroviamo così a vivere la bruciante esperienza di israele da un occhio priviligiato di chi si trova "sul" bordo, ossia esserci senza appartenergli, dall'altro il libro racconta in maniera anche universale la parabola necessaria per quell'avventura che si chiama bene o male "diventare grandi"...