La prima cosa bella
Una commedia all’italiana, ovvero il modo cinematografico con cui anche grandi tragedie come la grande guerra e la resistenza diventano commedie e fanno ridere per non dover piangere più o per poter piangere un po’ di meno. Si ride delle disgrazie, si ride della morte.
Questo film è la storia di una famigliola e credo che anche Dostoevskij ne converrebbe.
Siamo dalle parti di Scola, ma la famiglia non è più quella di Scola, che per quanto corrotta e degenerata resiste come nucleo che tramanda e non è nemmeno una famiglia che si sfalda, perché fin dall’inizio è il caos, un caos che non evolve nel corso degli anni, sono circa 30 quelli che il film racconta, non può farlo partendo già da uno stato di massimo degrado, può solo mutarsi in altri stati equivalenti.
Poi succede il miracolo, tale bisogna definire una azione che sovverte ogni principio della fisica, la famiglia, che mai era esistita, si ricompone, sia pure sotto le sembianze di un mostro, di un Frankenstein dove ogni cosa è al suo posto e incredibilmente funziona ed il caos diventa ordine.
Perché sia successo non si sa, certamente non durerà, ma è meglio non fare gli schizzinosi e prendersi senza farsi troppe domande quel poco di buono che talvolta la vita regala.
Bellissimo film nel suo complesso, forse un po’ troppo incasinato e rumoroso, specie all’inizio, qualche eccesso (occorre proprio che Bruno usi sostanze?), un film anche quando preme il tasto dei sentimenti e della commozione non disturba; bella la figura di Anna, potrebbe Lulù sopravissuta a Jack lo squartatore e rimasta incinta di lui, oppure Adriana Astarelli sposatasi e poi subito separatasi dal garagista o chiunque altra donna la fantasia suggerisca, credo che sia un personaggio che resterà.