Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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Citizen Kane

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2010 11:15
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14/02/2010 23:05



leggo e mi inchino [SM=g7074]
____________________________________________________________________

A volte ci può essere poca distanza fisica tra due persone, ma la distanza emotiva può essere enorme.
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15/02/2010 08:43

Hermann Simon, 14/02/2010 23.05:



leggo e mi inchino [SM=g7074]



seeee....non penserai di cavartela così?!?



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15/02/2010 11:10


Beh, al noleggio da me nessuno ha questo film.
Ma tornati dal mare il vicino si presenta con il dvd. [SM=g7074] Stupore. “Quando passo in edicola ti prendo dei film che un giorno potrebbero interessarti”.
A questo punto vado a dare un’occhiata nei due scafali del corridoio in cui mi è vietato mettere le mani. Ci sono un sacco di film incellophanati: i film che “un giorno potrebbero interessarmi”…sbirciare i titoli è come leggere nel proprio futuro: ci sono alcuni kurosawa dei meno noti, svariati noir, la corazzata potemkin, persino un paio di bergman, anghelopoulos, pontecorvo, fellini… tiro un sospiro di sollievo vedendo che non c’è altman

mi ritiro, augurandomi che le malefiche scelte del vicino non si incrocino con i gusti perversi di certi forumisti…
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15/02/2010 11:16

Primo commento a caldo

Nella prima visione del film, vuoi per il titolo fuorviante vuoi per la mia scarsa sensibilità per i drammi esistenziali, interpretai il film come un’opera sul potere della stampa, non a caso mi ricordavo soprattutto la parte centrale del film.

Oggi a distanza di anni posso dire che – come spesso mi succede con i film – la prima impressione era quella giusta. Solo che il mio punto di vista era completamente sbagliato. Qui non si tratta di sociologia dei media. Semplicemente Kane esiste attraverso il suo giornale (il che lo rende abbastanza affine al fenomeno berlusconi).
La vita di kane finisce in un giorno pieno di neve nel colorado, dopo aver tirato per rabbia il suo slittino contro il Thatcher. A partire dal trauma lo attende è una vita sostitutiva, dalla quale è bandita ogni autenticità e nella quale la realtà è arbitrariamente distorta.

L’unica modalità di esistere per Kane è attraverso la stampa. La presa dell’Inquirer è il battesimo di kane, la sua rinascita, d’ora in avanti il giornale ufficializzerà la sua esistenza e sancirà i passaggi cruciali della sua vita.
Ritrova il suo valore e la sua dignità come uomo nella dichiarazione dei principi, il prezioso cimelio che il suo amico conserva e poi gli restituisce. La fedeltà che egli tenta di conservare verso i propri principi è un tentativo di essere fedele al proprio delirio megalomane, per il quale un momento di grandezza coincide con l’intera esistenza.
Il suo primo matrimonio esiste solo dopo che un trafiletto nella cronaca mondana ne decreta la pubblica esistenza.
Analogamente nel caso di Susan, egli ne diventa l’amante e poi il marito solo dopo che la stampa ha reso pubblico lo scandalo.
La vita di Kane non è solo scandita dagli articoli sul giornale, ma acquista senso, per lui, solo grazie a tali articoli.
Stampare le cose sul giornale è un modo per renderle reali. In ultima analisi un modo per sentirsi vivi.

“Non bisogna dire solo ciò che ha fatto, ma anche chi era”, teorizza il direttore del radiogiornale.
Nella vita di tutti i giorni quando si incontra qualcuno, quando si conosce qualcuno, la prima domanda che si pone in genere è: “cosa fai?”, mai si chiede: “chi sei?”. Riuscite a immaginare l’imbarazzo se, la mattina incontrando qualcuno al bar, vi chiedesse: “chi sei stamattina?”, lasciando supporre di essere interessato a voi come persona, come essere vivente che ogni giorno muta, cambia pelle, ama, prova dolore…
C’è un bellissimo equivoco, quando kane sale nella camera di Susan e si rende conto che lei non lo conosce e divertito le dice: “quindi lei non sa chi sono io”. In realtà vuole intendere che la ragazza non sa “cosa fa” lui, che razza di uomo potente sia. Ma il suo è un lapsus, forse, per una volta, il suo inconscio vorrebbe qualcosa di vero.

Siamo ciò che gli altri ci rinviano, esistiamo nello sguardo degli altri, non esistiamo mai davvero se non ci ritroviamo negli occhi di un altro. Un’esperienza che kane non può fare perché ha perduto se stesso. “Perde tutto”, dice qualcuno a un certo punto.

L’importanza del film per la storia del cinema è alla fine relativa, vero che la sua influenza è pesante sul cinema americano e occidentale, ma lo è sans doute meno per altre cinematografie.

Le scene incriminate dal lucernaio sono funzionali per la riuscita estetica, ma il film esisterebbe lo stesso anche senza, perché l’impianto generale è troppo forte per essere scardinato dalla eventuale manomissione di alcune scene. Il modo in cui si riprendono le cose è il modo di dire le cose, per il cinema. Tuttavia se l’ossatura di un film è robusta, resiste agli attacchi. Sappiamo bene che molti film sono stati costretti a fare i conti con tagli e mutilazioni che però non hanno potuto distruggere il valore generale dell’opera. Pensiamo al povero solaris nella versione (e traduzione) degli anni ’70….

Quello che fa di citizen kane un gran bel film è la sua forza poetica, che poi la tecnica serva a raggiungere il risultato per il cinema è sempre stata la scommessa (che solo pochi registi hanno vinto). Altri registi hanno mostrato come si costruisce un personaggio, alcuni hanno dimostrato che si può dare una psicologia a un personaggio e qualcuno ha voluto persino dargli un’anima. Welles ha dimostrato come tenere incollato il pubblico davanti allo schermo ponendogli un semplice rebus: chi era, cos’era rosebud?
Solo una parola stampata che milioni di altre parole stampate non possono ridarci indietro.

PS. Il maggiordomo, beh non è poi così interessante! A parte il fatto di essere l’unico ad aver visto ciò che nessuno ha visto: la palla di vetro che fa la neve – ditemi chi non ne ha avuta una nella propria infanzia -. Il mondo di ognuno è racchiuso in una palla di vetro, la fragilità che ognuno si porta dentro. La casa coperta di neve dentro la palla, la dacia sull’isolotto nell’oceano di solaris, il posto delle fragole e dei mirtilli da cui veniamo separati con una bugia “non sarai mai da solo” e con l’illusione delle città bellissime che ci attendono...

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15/02/2010 15:27

vitorok, 14/02/2010 12.07:



Ahh.. il grande art kane, ma non è morto?
[SM=g7066]




senti caro, perché non metti qualche bel thread sui film di walt disney che ti vedi con la nipotina?? [SM=g7075]
ci sono dei miei amici che non intervengono sul forum perché sono spaventati dai toni troppo seri...


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15/02/2010 17:17

.
ora sono io che mi inchino^_^
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La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)
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Re: .
erikaluna, 15/02/2010 17.17:

ora sono io che mi inchino^_^




ah io non scrivo nemmeno più

altro che i critici dei giornali!!!

siete troppo bravi!

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Re: Primo commento a caldo
loulou_jq, 15/02/2010 11.16:


Nella prima visione del film, vuoi per il titolo fuorviante vuoi per la mia scarsa sensibilità per i drammi esistenziali, interpretai il film come un’opera sul potere della stampa, non a caso mi ricordavo soprattutto la parte centrale del film.

Oggi a distanza di anni posso dire che – come spesso mi succede con i film – la prima impressione era quella giusta. Solo che il mio punto di vista era completamente sbagliato. Qui non si tratta di sociologia dei media. Semplicemente Kane esiste attraverso il suo giornale (il che lo rende abbastanza affine al fenomeno berlusconi).
La vita di kane finisce in un giorno pieno di neve nel colorado, dopo aver tirato per rabbia il suo slittino contro il Thatcher. A partire dal trauma lo attende è una vita sostitutiva, dalla quale è bandita ogni autenticità e nella quale la realtà è arbitrariamente distorta.

L’unica modalità di esistere per Kane è attraverso la stampa. La presa dell’Inquirer è il battesimo di kane, la sua rinascita, d’ora in avanti il giornale ufficializzerà la sua esistenza e sancirà i passaggi cruciali della sua vita.
Ritrova il suo valore e la sua dignità come uomo nella dichiarazione dei principi, il prezioso cimelio che il suo amico conserva e poi gli restituisce. La fedeltà che egli tenta di conservare verso i propri principi è un tentativo di essere fedele al proprio delirio megalomane, per il quale un momento di grandezza coincide con l’intera esistenza.
Il suo primo matrimonio esiste solo dopo che un trafiletto nella cronaca mondana ne decreta la pubblica esistenza.
Analogamente nel caso di Susan, egli ne diventa l’amante e poi il marito solo dopo che la stampa ha reso pubblico lo scandalo.
La vita di Kane non è solo scandita dagli articoli sul giornale, ma acquista senso, per lui, solo grazie a tali articoli.
Stampare le cose sul giornale è un modo per renderle reali. In ultima analisi un modo per sentirsi vivi.

“Non bisogna dire solo ciò che ha fatto, ma anche chi era”, teorizza il direttore del radiogiornale.
Nella vita di tutti i giorni quando si incontra qualcuno, quando si conosce qualcuno, la prima domanda che si pone in genere è: “cosa fai?”, mai si chiede: “chi sei?”. Riuscite a immaginare l’imbarazzo se, la mattina incontrando qualcuno al bar, vi chiedesse: “chi sei stamattina?”, lasciando supporre di essere interessato a voi come persona, come essere vivente che ogni giorno muta, cambia pelle, ama, prova dolore…
C’è un bellissimo equivoco, quando kane sale nella camera di Susan e si rende conto che lei non lo conosce e divertito le dice: “quindi lei non sa chi sono io”. In realtà vuole intendere che la ragazza non sa “cosa fa” lui, che razza di uomo potente sia. Ma il suo è un lapsus, forse, per una volta, il suo inconscio vorrebbe qualcosa di vero.

Siamo ciò che gli altri ci rinviano, esistiamo nello sguardo degli altri, non esistiamo mai davvero se non ci ritroviamo negli occhi di un altro. Un’esperienza che kane non può fare perché ha perduto se stesso. “Perde tutto”, dice qualcuno a un certo punto.

L’importanza del film per la storia del cinema è alla fine relativa, vero che la sua influenza è pesante sul cinema americano e occidentale, ma lo è sans doute meno per altre cinematografie.

Le scene incriminate dal lucernaio sono funzionali per la riuscita estetica, ma il film esisterebbe lo stesso anche senza, perché l’impianto generale è troppo forte per essere scardinato dalla eventuale manomissione di alcune scene. Il modo in cui si riprendono le cose è il modo di dire le cose, per il cinema. Tuttavia se l’ossatura di un film è robusta, resiste agli attacchi. Sappiamo bene che molti film sono stati costretti a fare i conti con tagli e mutilazioni che però non hanno potuto distruggere il valore generale dell’opera. Pensiamo al povero solaris nella versione (e traduzione) degli anni ’70….

Quello che fa di citizen kane un gran bel film è la sua forza poetica, che poi la tecnica serva a raggiungere il risultato per il cinema è sempre stata la scommessa (che solo pochi registi hanno vinto). Altri registi hanno mostrato come si costruisce un personaggio, alcuni hanno dimostrato che si può dare una psicologia a un personaggio e qualcuno ha voluto persino dargli un’anima. Welles ha dimostrato come tenere incollato il pubblico davanti allo schermo ponendogli un semplice rebus: chi era, cos’era rosebud?
Solo una parola stampata che milioni di altre parole stampate non possono ridarci indietro.

PS. Il maggiordomo, beh non è poi così interessante! A parte il fatto di essere l’unico ad aver visto ciò che nessuno ha visto: la palla di vetro che fa la neve – ditemi chi non ne ha avuta una nella propria infanzia -. Il mondo di ognuno è racchiuso in una palla di vetro, la fragilità che ognuno si porta dentro. La casa coperta di neve dentro la palla, la dacia sull’isolotto nell’oceano di solaris, il posto delle fragole e dei mirtilli da cui veniamo separati con una bugia “non sarai mai da solo” e con l’illusione delle città bellissime che ci attendono...






prima visione del film, vuoi per il titolo fuorviante vuoi per la mia scarsa sensibilità per i drammi esistenziali, interpretai il film come un’opera sul potere della stampa, non a caso mi ricordavo soprattutto la parte centrale del film.

Oggi a distanza di anni posso dire che – come spesso mi succede con i film – la prima impressione era quella giusta. Solo che il mio punto di vista era completamente sbagliato. Qui non si tratta di sociologia dei media. Semplicemente Kane esiste attraverso il suo giornale (il che lo rende abbastanza affine al fenomeno berlusconi).



Non sono d’accordo , Kane esiste prima del suo giornale , infatti il film non comincia con l’ingresso del medesimo come proprietario .

Affine ?

Mah…non credo che Berlusconi abbia avuto una slitta ( a parte quelle sulla quale si esibiva in un agghiacciante spot come Babbo Natale ) , tanto meno una palla di vetro con la neve ( come souvenir mi pare vada più sulle riproduzioni dei duomi .

Paragone terrificante .

Nel senso che ci può stare ...ma è terrificante lo stesso ... [SM=g7073]


La vita di kane finisce in un giorno pieno di neve nel colorado, dopo aver tirato per rabbia il suo slittino contro il Thatcher. A partire dal trauma lo attende è una vita sostitutiva, dalla quale è bandita ogni autenticità e nella quale la realtà è arbitrariamente distorta.




Noto una certa propensione alla psicanalisi applicata al mezzo filmico ( non dico di no , devo anche avere un libro o due sul tema ) .
Ma a me la psicanalisi fa venire l’orticaria . [SM=g7073]

Quindi l’idea di analizzare il film partendo dal trauma infantile qualche bollicina epidermica me la ha provocata .


L’unica modalità di esistere per Kane è attraverso la stampa. La presa dell’Inquirer è il battesimo di kane, la sua rinascita, d’ora in avanti il giornale ufficializzerà la sua esistenza e sancirà i passaggi cruciali della sua vita.
Ritrova il suo valore e la sua dignità come uomo nella dichiarazione dei principi, il prezioso cimelio che il suo amico conserva e poi gli restituisce. La fedeltà che egli tenta di conservare verso i propri principi è un tentativo di essere fedele al proprio delirio megalomane, per il quale un momento di grandezza coincide con l’intera esistenza.
Il suo primo matrimonio esiste solo dopo che un trafiletto nella cronaca mondana ne decreta la pubblica esistenza.
Analogamente nel caso di Susan, egli ne diventa l’amante e poi il marito solo dopo che la stampa ha reso pubblico lo scandalo.
La vita di Kane non è solo scandita dagli articoli sul giornale, ma acquista senso, per lui, solo grazie a tali articoli.
Stampare le cose sul giornale è un modo per renderle reali. In ultima analisi un modo per sentirsi vivi.



Interessante punto di vista ma un tantino chiuso ( credo a causa di quella tendenza che citavo sopra ) .
Innegabile l’importanza che Kane attribuisce all’immagine ( ed alla possibilità di manipolarla ) ma è un mezzo ( all'utilizzo distorto del quale arriva per gradi ) .

Uno dei tanti complessi riflessi del personaggio , non quello esclusivo e centrale .



“Non bisogna dire solo ciò che ha fatto, ma anche chi era”, teorizza il direttore del radiogiornale.
Nella vita di tutti i giorni quando si incontra qualcuno, quando si conosce qualcuno, la prima domanda che si pone in genere è: “cosa fai?”, mai si chiede: “chi sei?”. Riuscite a immaginare l’imbarazzo se, la mattina incontrando qualcuno al bar, vi chiedesse: “chi sei stamattina?”, lasciando supporre di essere interessato a voi come persona, come essere vivente che ogni giorno muta, cambia pelle, ama, prova dolore…
C’è un bellissimo equivoco, quando kane sale nella camera di Susan e si rende conto che lei non lo conosce e divertito le dice: “quindi lei non sa chi sono io”. In realtà vuole intendere che la ragazza non sa “cosa fa” lui, che razza di uomo potente sia. Ma il suo è un lapsus, forse, per una volta, il suo inconscio vorrebbe qualcosa di vero.



Ancora interessante .

E ancora una conferma che il tuo punto di vista si discosta un pochino dalla tua enunciazione iniziale ("Semplicemente Kane esiste attraverso il suo giornale" ) .

Pare che possa esistere anche senza e pare che sia questa la vera ricerca che il regista ci suggerisce per tutto il film .

“Non bisogna dire solo ciò che ha fatto, ma anche chi era”.

“quindi lei non sa chi sono io”

( sicura che sia un lapsus ? Sicura che proprio spogliandosi di quella rappresentazione di se non voglia essere conosciuto per quello che lui sa , o crede , di essere ?....Rosebud…Rosebud… [SM=g7066] )


Siamo ciò che gli altri ci rinviano, esistiamo nello sguardo degli altri, non esistiamo mai davvero se non ci ritroviamo negli occhi di un altro. Un’esperienza che kane non può fare perché ha perduto se stesso. “Perde tutto”, dice qualcuno a un certo punto.



E’ , per mè, l’esatto ribaltamento del senso del film .

Non siamo quello che gli altri ci rinviano e non esistiamo attraverso gli occhi di un altro .

Ma quello che siamo davvero nessun altro occhio lo può vedere .

NO TRESPASSING ( eppure sti cartelli sono in primo piano all’inizio e alla fine del film …possibile che non si riesca a farne comprendere l’evidente messaggio ? )

Non mi dirai che come per il lucernaio pure togliendo quelle inquadrature il film resterebbe lo stesso….. [SM=g7066]





L’importanza del film per la storia del cinema è alla fine relativa, vero che la sua influenza è pesante sul cinema americano e occidentale, ma lo è sans doute meno per altre cinematografie.



Non credo sia relativa , non più e non meno di quella di qualunque altro punto di svolta della ricerca espressiva ( e quel fim per il cinema lo è ) .

Il cinema orientale ( a parte quello russo ma non lo metterei in questo ambito )lo conosco poco specialmente prima degli anni 40 .

Dopo gli anni 40 credo che una certa influenza su di esso il cinema occidentale la abbia esercitata .


Le scene incriminate dal lucernaio sono funzionali per la riuscita estetica, ma il film esisterebbe lo stesso anche senza, perché l’impianto generale è troppo forte per essere scardinato dalla eventuale manomissione di alcune scene. Il modo in cui si riprendono le cose è il modo di dire le cose, per il cinema. Tuttavia se l’ossatura di un film è robusta, resiste agli attacchi. Sappiamo bene che molti film sono stati costretti a fare i conti con tagli e mutilazioni che però non hanno potuto distruggere il valore generale dell’opera. Pensiamo al povero solaris nella versione (e traduzione) degli anni ’70….




Lo ho già detto , certo che esiterebbe ma sarebbe un altro film .

Anche perché non era “la scena “ ad esser incriminata ( ma non credo che il termine sia corretto ) ma la funzionalità di certe tecniche di ripresa che sono tali non solo in quella scena ma per tutto il film .

Inoltre e mi ripeto pure qui , c’è una funzionalità narrativa precisa in quella ripresa .

Quando dico precisa intendo che durante la stessa ci viene ribadita un’informazione .

Ti aiuto : le informazioni vengono date spesso attraverso la scrittura ….



Quello che fa di citizen kane un gran bel film è la sua forza poetica, che poi la tecnica serva a raggiungere il risultato per il cinema è sempre stata la scommessa (che solo pochi registi hanno vinto).



In questo caso vinta .


Altri registi hanno mostrato come si costruisce un personaggio, alcuni hanno dimostrato che si può dare una psicologia a un personaggio e qualcuno ha voluto persino dargli un’anima. Welles ha dimostrato come tenere incollato il pubblico davanti allo schermo ponendogli un semplice rebus: chi era, cos’era rosebud?




Ma nemmeno per idea .

Non credo proprio ( e mi pare di averlo detto ) che il senso del film sia quello di farci conoscere una slitta . [SM=g7066]


Solo una parola stampata che milioni di altre parole stampate non possono ridarci indietro.



No .

Non era solo una parola , come non era solo una slitta .

Ma come dicono i cartelli …anche arrivare sin lì sarebbe piuttosto difficile senza l’aiuto del regista .

La grandezza del film è esserci arrivati vicino e comunicarci che questo è il massimo concesso e possibile e solo nella finzione .

La poesia che hai notato sta proprio lì .



PS. Il maggiordomo, beh non è poi così interessante! A parte il fatto di essere l’unico ad aver visto ciò che nessuno ha visto: la palla di vetro che fa la neve – ditemi chi non ne ha avuta una nella propria infanzia -. Il mondo di ognuno è racchiuso in una palla di vetro, la fragilità che ognuno si porta dentro. La casa coperta di neve dentro la palla, la dacia sull’isolotto nell’oceano di solaris, il posto delle fragole e dei mirtilli da cui veniamo separati con una bugia “non sarai mai da solo” e con l’illusione delle città bellissime che ci attendono...



Visto che c’era . [SM=g7066]


A parte il fatto di essere l’unico ad aver visto ciò che nessuno ha visto



Ma pensa…. [SM=g7066]

PS :

Interessante .. il collegamento col Posto delle fragole , ma solo apparentemente , per mio conto , plausibile .

Cambiano il punto di vista e le intenzioni dell'autore .

Grazie comunque .

Molto interessante leggere le tue opinioni dopo la rivisitazione .
[Modificato da Alias52 15/02/2010 22:42]
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16/02/2010 00:05

Alcune considerazioni sulla tecnica cinematografica.
Il cinema di per se è tecnologia ed innovazione, passando dalla fotografia alle immagini in movimento, alle immagini che parlano, al tridimensionale, è stato un continuo progresso.
A volte la storia del cinema si è fatta beffe della tecnologia, per cui il primo film in 3D della storia del cinema, “Avatar”, probabilmente passerà alla storia del cinema come un brutto film, come è già toccato in sorte al primo film sonoro, “il cantante di jazz”, sbeffeggiato nel prologo di “Luci della città” da Chaplin, gradissimo genio ed artista, ma round zero come tecnica cinematografica, anche se si è molto migliorato dal punto di vista tecnico nel corso della sua lunga carriera, ma che, a parere di André Bazin, ha prodotto i suoi film migliori anteriormente a “la febbre dell’oro”.
Pasolini, un letterato, si è cimentato nel cinema senza sapere che differenza ci fosse tra una panoramica ed una carrellata, poi naturalmente glielo hanno spiegato, ma resta il fatto che a parere di molti, anche mio, la sua opera prima “Accattone” è rimasto il suo film migliore. Fatto non rarissimo nel cinema, anzi ricorrente, che la opera prima sia la migliore, vale anche per Welles, che aveva solo 26 anni quando ha realizzato “Quarto Potere”; quello che più sorprende è la maturità tecnica ed artistica di questa opera prima che manca di quella acerbità, rozzezza, ingenuità che sono proprie delle opere prime, spesso accomunabili al cinema amatoriale, come “Ombre” di Cassavetes, “Chi ha bussato alla mia porta” di Scorsese, “Eraserhead” di Lynch, per cui il cinema di Welles, anche quello successivo a “Quarto Potere”, sembra il cinema di un bambino cui hanno rubato la fanciullezza, che invidiava a Shakespeare la sua capacità ed il suo coraggio di fare commedie, perché la commedia se è brutta viene fischiata, se è bella rimane solo una commedia, per cui con la commedia si può solo perdere.
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16/02/2010 11:56

.
x Maddie...

Riconosco che effettivamente c'è un discreto livello di critica [SM=g7066] e a volte a me manca il tempo ( o la voglia?) di dilungarmi:)
Però, dall'esperienza che traggo anche da altri contesti di "vita", penso che tutti i discorsi siano importantissimi perchè danno punti di vista variegati e complementari.
Ad esempio al comitato in difesa della scuola pubblica ( o meglio di quel che di essa resta) siamo un gruppo molto variegato. A mio avviso spesso utilizziamo talvolta un linguaggio molto specialistico non a tutti accessibile, ma a me importa molto quello che pensa ad esempio la mamma, che se ne frega della politica ed è incavolata perchè la figlia si è fatta male a scuola e non c'era abbastanza personale di sorveglianza...
Alla fine di queste serate, come sul forum, credo che la mamma dalle conversazioni abbia vissuto più dall'interno le problematiche della scuola, magari ponendosi anche il fatto che se ci sono meno bidelli è"anche" a causa di scelte organizzative (tagli). E gli addetti ai lavori sono scesi dal linguaggio delle circolari burocratese per calarsi nei problemi quotidiani della realtà. Insomma un vero...scambio:)) Questo per dire che lo spettatore è importante, qualsiasi linguaggio parli, [SM=g7066] e per qualsiasi motivazione veda un film.
[Modificato da erikaluna 16/02/2010 11:57]
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16/02/2010 14:27

Forse ho usato impropriamente il termine trauma, in realtà non conosco abbastanza la psicoanalisi da poterla applicare il cinema, e non conosco abbastanza il cinema da poterne parlare con cognizione di causa. Amo abbastanza il cinema da parlarne impunemente, mettiamola così, gli altri mi conoscono e ormai passano sopra alla disinvoltura delle mie associazioni mentali. Per affetto si perdonano molte cose. Tu hai scritto che sai sempre di cosa stai parlando, io non lo so quasi mai. è il bello di essere diversi, proprio come dice eri...

Ciò non toglie che in quel trauma si consuma la tragedia di kane. Se la macchina da presa ce lo mostra bambino felice e poi rabbioso e quindi ce lo ripropone all’età di 25 anni, lo stacco temporale un significato lo avrà. Il periodo dell’educazione giovanile di kane è volutamente lasciato nel vago, un vuoto esistenziale che il regista non aveva interesse a rappresentare perché non avrebbe aggiunto nulla al personaggio, dai cenni fatti qua e là siamo autorizzati a pensare che si tratti di un periodo affatto formativo, che è servito solo a transitare kane verso la maggiore età, a partire dalla quale egli può compiere la sua vendetta. Perché è evidente che di questo si tratta all’inizio, un misto di odio/contestazione verso il suo tutore ei principi che rappresenta.

È welles che ci fa capire che kane avrà una vita sostitutiva, a cominciare dal nuovo slittino che gli regala thatcher, è un messaggio molto chiaro. Le cose per kane non avranno più alcun valore affettivo, ma solo un valore commerciale, non penso sia necessario sottolineare queste ovvietà. Applica gli stessi principi anche alle persone, e infatti si compra i redattori del giornale rivale. Il furore giovanile resta intrappolato nel personaggio che si è costruito addosso.

Forse hai ragione quando dici che con Susan voleva essere se stesso, non a caso il giorno in cui la incontra stava andando a recuperare gli oggetti di sua madre dal deposito, “un viaggio sentimentale” come egli stesso lo definisce. Un viaggio inutile, bisogna aggiungere, perché riscattare gli oggetti della propria infanzia non equivale a recuperare l’infanzia perduta. Qui si che c’entra la psicoanalisi, un bravo psicoterapeuta forse l’avrebbe aiutato a ritrovare se stesso. Però non avremmo avuto il film. Un buon regista sa come si incatena lo spettatore.
La scritta rosebud noi la vediamo solo alla fine non la vediamo mai all’inizio del film, chiaro che non è solo una scritta, è un mondo, questo mi sembrava di averlo scritto, ma non avendo messo le virgolette al termine “solo”, forse si è perso il senso della battuta.

“quello che siamo davvero nessun altro lo può vedere” dici… si, vero, la mia prima frase è sbagliata, non siamo ciò che gli altri ci rinviano. Però essere ed esistere sono due cose diverse. Non esistiamo mai davvero finché non riusciamo ad annullare il nostro essere per un altro, lasciamo perdere la psicoanalisi e scomodiamo hegel. Non esistiamo da soli ma sempre in rapporto all’altro. mi pare anche il messaggio di welles...
Come dice il suo unico amico, kane “è uno che di sé non ha mai dato niente. agli altri lasciava le mance”.
Se susan avesse visto chi era veramente sarebbe fuggita spaventata. Ma susan poteva rappresentare per kane una possibilità di esistere, di trovare un senso in se stesso. Perché la distrugge? Perché come suonava la canzone di un altro film “ognuno uccide ciò che ama”? o perché nel suo delirio megalomane travolge anche l’essere cui forse tiene di più? dimostrare è più importante che essere per kane.
I cartelli, vabbè devo fermarmi... (continua)
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16/02/2010 15:53

Re: .
erikaluna, 16/02/2010 11.56:

x Maddie...

Riconosco che effettivamente c'è un discreto livello di critica [SM=g7066] e a volte a me manca il tempo ( o la voglia?) di dilungarmi:)
Però, dall'esperienza che traggo anche da altri contesti di "vita", penso che tutti i discorsi siano importantissimi perchè danno punti di vista variegati e complementari.
Ad esempio al comitato in difesa della scuola pubblica ( o meglio di quel che di essa resta) siamo un gruppo molto variegato. A mio avviso spesso utilizziamo talvolta un linguaggio molto specialistico non a tutti accessibile, ma a me importa molto quello che pensa ad esempio la mamma, che se ne frega della politica ed è incavolata perchè la figlia si è fatta male a scuola e non c'era abbastanza personale di sorveglianza...
Alla fine di queste serate, come sul forum, credo che la mamma dalle conversazioni abbia vissuto più dall'interno le problematiche della scuola, magari ponendosi anche il fatto che se ci sono meno bidelli è"anche" a causa di scelte organizzative (tagli). E gli addetti ai lavori sono scesi dal linguaggio delle circolari burocratese per calarsi nei problemi quotidiani della realtà. Insomma un vero...scambio:)) Questo per dire che lo spettatore è importante, qualsiasi linguaggio parli, [SM=g7066] e per qualsiasi motivazione veda un film.




hey!! guarda che era un complimento, eh!!
mi piace un sacco leggervi
certo mi rendo conto che io non so scrivere come voi, questo fammelo dire:-))


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19/02/2010 11:03


Ero ai cartelli… sono riferiti solo alla camera del cinegiornale, ai giornalisti che vogliono mettere il naso nella vita di kane tanto per trovare qualcosa di sensazionale o valgono anche per il cinema? Sinceramente non l’ho capito…
certo valgono per questa specie di giornalismo che va a indagare nella vita delle persone (che kane dal canto suo ha ben incentivato), invadendone la privacy, tra parentesi la famigerata scena in cui la camera piomba dall’alto come un avvoltoio sulla propria preda è molto bella, serve eccome a tutto il film, anche se per dispetto ho detto di no…

Certamente i cartelli sono da riferire all’ultimo periodo della vita di kane, sono sul cancello di xanadu (nel periodo precedente invece “nessuna vita privata fu tanto pubblica, come ci ricorda una didascalia), che questa camera che sorvola a volo d’uccello per penetrarne il segreto, un segreto che è poi alla fine la scoperta – da vecchio – della bugia che gli era stata raccontata da bambino, la percezione della solitudine, forse sentita solo quando susan se ne va e lui trova il coraggio di spaccare tutto e lì capisce che gli oggetti non servono a niente…

Giustamente verdoux ci fa notare che welles era giovane quando ha fatto il film, e solo una sensibilità diabolica gli fa rappresentare così bene lo stato d’animo di un vecchio…

Certo i lumière e meliès non sono andati a scuola di cinema, nemmeno Bresson credo…certo chiunque può fare un film, anche silvio muccino e, in un certo senso, chiunque abbia inventato qualcosa di grande nel cinema spesso si è affidato al proprio genio artistico più che alla elaborazione delle tecniche acquisite, però la gavetta è fondamentale, ejzenstejn e tsukamoto venivano dalla propaganda o dalla pubblicità, ambiti nei quali è importante studiare l’efficacia del linguaggio usato e dove si sperimenta spesso molto…
pasolini non è stato un gran regista, ma era un intellettuale come pochi e quindi ha lasciato una traccia anche nel cinema, fu molto aiutato dagli attori, da quelli presi dalla strada a quelli bravissimi che aveva a disposizione all'epoca...

eri sono d'accordissimo con te, fate una statistica sull'aumento degli infortuni, i numeri sono importanti, non solo le parole...
basta mi fermo qui, sono stremata da questa settimana di lavoro surreale, a tratti mi sembrava di essere in un film

questo:




questa domenica per riprendermi avrei bisogno di passarla con michel douglas [SM=g7075]

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19/02/2010 11:09

Re: Re: .
manumaddie, 16/02/2010 15.53:



hey!! guarda che era un complimento, eh!!
mi piace un sacco leggervi
certo mi rendo conto che io non so scrivere come voi, questo fammelo dire:-))





manu non fare la modesta, i tuoi report dal festival di venezia sono indimenticabili, soprattutto per lo stile! quel mix di gossip e critica di anteprima sono inimitabili...


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19/02/2010 11:15

Alias52, 15/02/2010 20.19:



Ma come dicono i cartelli …anche arrivare sin lì sarebbe piuttosto difficile senza l’aiuto del regista .

La grandezza del film è esserci arrivati vicino e comunicarci che questo è il massimo concesso e possibile e solo nella finzione .



ok, si, non mi ricordavo questo pezzo, penso sia proprio così, e questa è la migliore conclusione...

dissolvenza incrociata [SM=g7075]


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