Un anno. E' un battito di ciglia ma non si dimentica. Quella notte io non ho visto né sentito niente, solo la mattina avevo il cellulare pieno di chiamate e sms, e ho acceso la tv e ho visto l'inferno. Ricordo i giorni seguenti l'odore della mia città, il suo silenzio, quella lunga ferita che non vuole cicatrizzarsi, e che aspetta giustizia. La scuola un campo per gli sfollati, i bambini inghiottiti dal fuoco, la passerella giorno per giorno che ci hanno tolto perchè non era solo un passaggio, era il simbolo che niente sarebbe più stato uguale a prima. Anche andare via è stato doloroso: proprio in Irlanda abbiamo saputo della morte di altre vittime, che sembravano potercela fare e invece ci hanno lasciato. Ogni 29 stare lì a ricordare, a piangere, a indignarsi, a arrabbiarsi. E in classe indossare una maschera sempre diversa per “rielaborare” il dolore con i bambini. Ma i bambini si sa, sono più saggi dei grandi e nei mesi dalla paura e dal dolore i loro “perchè” divenivano sempre più pressanti, e legittimi.
Ricordo quando siamo andati all'Aquila . Uno straziante e dignitoso corteo: c'erano “quelli” di San Giuliano anche...non si dimenticheranno mai certe tragedie.
In questi giorni è ricorso il trentennale di Ustica, tra poco sarà quello della strage di Bologna. Ritengo che anche la nostra in qualche modo sia una strage di stato: uno stato non solo incapace di proteggere i suoi figli e di fare giustizia, ma soprattutto di cambiare le cose. Quei treni vicino alle nostre case passano tuttora. Niente è cambiato, se non la rabbia che deriva dall'arroganza del nostro governo. La vergogna grande è che nel nostro paese siamo abituati a “ricordare” per 10, 20, 30 anni tutte queste ricorrenze che non hanno avuto responsabili. Mi auguro che con Viareggio possiamo scrivere un'altra storia.
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La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)