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Murnau

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2010 00:23
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Sesso: Maschile
16/09/2010 00:23

di Lotte Eisner


È uscito ai primi di settembre, tradotto in italiano, il libro “Murnau”, di Lotte Eisner.
Il libro è un classico caposaldo della critica cinematografica, la sua prima stesura risale al 1964, ma non era mai stato tradotto in italiano.
Essendo datato, non contiene particolari novità per un lettore informato, la parte essenziale del contenuto è già nota; tuttavia c'è sempre qualcosa da scoprire ed alcune osservazioni acute le ho trovate interessanti.
Lotte Eisner non ha mai conosciuto personalmente Murnau e nemmeno Flaherty, ne ha però conosciuto i rispettivi fratelli, era amica di Lang e di molti altri uomini di cinema dell'epoca, pertanto più che la sua critica mi ha interessato la sua testimonianza su cosa è stato il cinema negli anni 20 ed anche qualche gossip inedito.
Per esempio:
Lo strano epilogo dell'ultima risata pare sia stato voluto da Jannings, che riteneva che non ci fosse sostanza drammatica sufficiente per un finale tragico. Se è vero, penso che Jannings avesse ragione, non si può morire per una livrea. Da qui la modifica del finale apportata da Murnau, modifica geniale perché un happy end di maniera avrebbe rovinato tutto, ci voleva un finale forte, un end tanto happy da risultare non credibile e quindi grottesco ed assurdo, tanto da lasciare un profondo senso di amarezza, che è il tono di fondo del film.
Per un finale tragico ci sarebbero stati tutti i presupposti in Aurora, lo svolgimento della vicenda quasi lo impone ed infatti nel racconto da cui è tatto il film lui alla fine muore annegato. Murnau invece sceglie il lieto fine e non credo, come ho letto da molte parti, che sia stata una imposizione della produzione; Murnau non se lo sarebbe lasciato imporre, visto che William Fox gli aveva dato carta bianca, gli aveva concesso di spendere tutto quello che voleva, purché facesse il più bel film della storia del cinema e Murnau lo aveva preso alla lettera, facendo costruire, città, porti, ferrovie per realizzare questo film; tra l'altro una troupe ha dovuto fare l'alzataccia per molte settimane per andare alle 5 del mattino sul lago per filmare l'aurora, dimostrazione che l'idea del lieto fine era ben radicata in Murnau fin dalla prima ora.
Il finale tragico sarebbe stato inderogabile se i personaggi avessero avuto un nome e fossero stati fortemente caratterizzati, ma Murnau ne ha fatto dei simboli, l'uomo, la donna, l'amante sono dei manichini in balia di una volontà superiore, un destino crudele e beffardo che si diverte a impedire che sia compiuto, sia nel bene che nel male, quello cui essi aspirano, e anzi, si prende gioco di loro facendo accadere l'esatto contrario; (Murnau non era credente, ma era molto superstizioso). L'aurora rappresenta quindi forse la liberazione da un sortilegio ed il ritorno dei manichini alla dimensione umana. Intramontabile aurora.
Secondo la Eisner i difetti maggiori del film sono riconducibili alla disponibilità di questo budget senza fondo; non si deve concedere troppo ad un regista, altrimenti non è più costretto a escogitare trovate geniali per potersi esprimere.
Interessante anche il diario di Murnau (credo inedito) di cui il libro pubblica alcuni stralci; per esempio sul sonoro: Murnau non era contrario, ma riteneva che fosse arrivato troppo presto, prima che il cinema potesse sviluppare la tecnica della rappresentazione per sole immagini. Ricordo che Murnau cercò di affrancare il film dalla didascalia, affidando l'effetto narrativo al montaggio, cercò di far percepire i suoni attraverso le immagini (celebre il fischio della donna fatale in aurora). Secondo Murnau l'avvento del sonoro interruppe questo processo evolutivo, poiché tutti si impegnarono nella tecnica di registrazione dei suoni ed il cinema ebbe una fase di regressione.
Poi c'è un capitolo sui film perduti: la Eisner si dilunga su “Der brennende acker” (la terra che brucia), che lei non ha mai visto e di cui pubblica recensioni entusiaste dell'epoca. Successivamente il film è stato ritrovato in un manicomio, come la passione di Giovanna d'Arco, ed io ne ho trovato un vcd edito dalla Grapevine, studio specializzato in film rari ed antichi; il film è veramente bello, direi il migliore dei film minori di Murnau, meriterebbe più attenzione da parte degli editori.
Resta il mistero dei “4 diavoli”, la Eisner ne parla come se lo avesse visto poco fa, ed anche il Morandini lo recensisce. Il film però ad oggi risulta inesorabilmente perduto.
Ovviamente ampio spazio viene dedicato a Nosferatu, a Tabù, alla tecnica delle luci, alla macchina da presa “scatenata”, alla scenografia di Carl Mayer, che non doveva starle molto simpatico e che viene un po' ridimensionato.


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