Un ragazzo

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erikaluna
00domenica 28 settembre 2008 19:01
L'esilirante romanzo di N.Hornby ( autore che già mi aveva stregato con "Alta fedeltà") è una storia brillante condensata di episodi tratteggianti la complessità dei nostri giorni. Protagonisti assoluti sono Will, un quasi quarantenne che si sente Peter Pan, e Marcus, un ragazzino appena adolescente incontrato in un gruppo di supporto per genitori soli e che vive in una situazione molto squilibrata tra la madre Fiona reduce di vari tentati suicidi e il padre fuori città con una nuova famiglia. In mezzo a una Londra moderna e affascinante, intorno ai due ruotano diversi personaggi i cui destini si vanno a incrociare con quelli dei protagonisti, come i compagni di classe di Marcus, Rachel con il figlio Ali e diversi altri personaggi ognuno dei quali apre uno spaccato sulla complessità dei rapporti familiari e personali. Attraverso questa storia i due protagonisti evolveranno scoprendo di avere capacità e risorse inattese e soprattutto di essere molto di più di quel che immaginavo su se stessi e, al tempo stesso, matutereranno anche per accettare i lati più "strambi" del proprio carattere in un cammino di autoaccettazione che è premessa fondamentale per l'accoglienza dell'altro. Il rapporto tra Will e Marcus è veramente ben approfondito e esemplare anche se atipico: gli ingredienti sono complicità, fiducia, stima, affetto, conflittualità positiva, aspetti reciproci in uno scambio confronto continuo che a ben guardare creano un insieme sfuggente rispetto alle etichette di rapporto paterno, amichevole, fraterno ma che in fondo sono gli ingredienti principali dei rapporti interpersonali autentici capaci di arricchire ciascuno. Il libro scorre con una buona ironia capace di smussare anche la drammaticità di certe sequenze, puntanto il focus sull'effettivià complessità dei nostri tempi e sul mondo delle emozioni e delle sensazioni che si cela dietro a certe situazioni a volte definite "problematiche" con arresa sufficienza. Infine è un romanzo positivo sulla bellezza del crescere che non stupisce mai, a qualsiasi età o stagione della vita ci si trovi, ma soprattutto un inno alla fiducia necessaria per tessere quella tela di rapporti extrafamiliari indispensabile per vivere serenamente al giorno di oggi in cui la parola "famiglia" è un contenitore a volte troppo stretto e confuso per poter bastare.


Note al margine: "Il ragazzo ero goffo, strambo evia dicendo, ma aveva una dote: creava ponti ovunque andasse come pochi adulti sapevano fare"
vitorok
00lunedì 29 settembre 2008 15:10
ho letto il film, ora non mi resta che vedere
il libro. [SM=g7066]
verdoux47
00martedì 30 settembre 2008 20:43
ho sentito la canzone, ora non mi resta che vedere il film e leggere il libro [SM=g7076] ;
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