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Passaggio

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    erikaluna
    Post: 657
    Sesso: Femminile
    00 12/04/2008 18:35
    Passaggio

    E poi venne una foresta. Era fitta, umida, lunga e stretta. A volte vi ho camminato a piedi nudi, altre volte semplicemente mi sono persa. Ed erano i momenti più importanti e preziosi, quelli dove si impara a resistere, dove si fa silenzio per conoscersi, dove semplicemente ci si rende conto di esserci. L’unico battito quasi un tamburo tribale il cuore spaurito gioioso ebbro di paura amore e felicità. Una foresta lunga tre anni, a volte scivolati rapidi come secondi, altre volte lunghi e epocali. Ho camminato, a volte ammetto ho brancolato. Ho cercato la mia strada tra le stelle e in cartografie abbozzate di matite consumate o tra le righe dei miei palmi. Ho pensato che la mia strada fosse un nome, un luogo, un evento, imparando solo passo per passo che io stessa ero il mio viaggio e tutto il resto passaggi nel percorso. Nella foresta ho conosciuto la solitudine, e l’amicizia, quella vera, al di sopra delle scelte e delle direzioni. Ho taciuto le parole perché il mio mondo, ossia, la mia anima era un magmatico globo confuso. Massa informe scolpita di lacrime e sorrisi, per tornare, ed imparare da capo di nuovo l’arte di dire, di definire, di dare confini, di nominare, di non confondere, di staccarmi dal fondo e così anche le persone a me vicine. Quanta rabbia nel mio galoppo, tanta rabbia. Implosa, necessaria, feroce, autolesionista in qualche modo indispensabile. Una foresta nordica, dal sole debole e dalle quattro stagioni racchiuse in una manciata di minuti. Ci sono state creature difficili, per certi versi cattive, quelle che si cibano delle debolezze dell’anima, la cui solo arma è far dimenticare ciò che si è. Ho sofferto e ho gioito tanto. Ho imparato a non fidarmi di tutti, perché esistono anche gli orchi, ma ho imparato anche a lasciarmi andare, e nella confusione semplicemente vibrare. Come la statua che esce dal marmo informe, e prendere calore e fiducia. Ho congelato le emozioni, le parole e un po’ di sogni, perché era tempo di vedermi più che di raccontarmi. Ho spellato la mia anima, strato dopo strato, per arrivarne al nocciolo e vedere che alla fine era più bella e forte di quanto abbia mai pensato. Ho incontrato persone meravigliose nel mio viaggio, ho scoperto la mia capacità di aprirmi, di combattere, di essere determinata, di scegliere nella passione, e obiettivamente guardarmi. In fondo non sono mai stata sola, e nello schermo del cielo come in una retrospettiva ho visto davvero da dove venivo. E negli ultimi giorni è vero ho capito che infinitesime cose non si possono controllare, ma per quanto riguarda me, l’idea di esserci starci e in definitiva vivermi è qualcosa che fa la differenza, superando logiche e onde anomale: è l’autenticità che varca tutti i confini le briglie strette e le congiunzioni contro. Ho imparato che lasciare, cambiare non significa separarsi ma rinnovarsi nel volersi bene. E che se c’è una cosa che è l’amore più grande è proprio lasciare liberi, di essere, di andare, di provare. Sono stata coraggiosa: ci sono tradizioni che nelle famiglie pesano come destini inevitabili, ma ho dimostrato che la vita non è una sceneggiatura di ferro ma un inventarsi a propria misura ogni giorno. Sono un essere capace di amare, e soprattutto di amarmi, per prendermi cura di me. Nel mio bagaglio adesso c’è tutto ciò: il fuoco di amore con cui si danza e non solo ci consuma e che fa stare svegli anche quando tutto sembra solo cenere, il modo di salutarsi, l’impareggiabile valore della mano di un amico, la voce calda e dolce di una valchiria che mai dimenticherò. Quanto alle ferite, alle cattiverie, hanno avuto alla fine un senso per cui non sono da odiare, ma da mettere da parte. Ci fu un tramonto particolare, era profumato di iris e scirocco, la luce incerta della sera indorava i contorni. Gli occhi scrivevano sulla parete azzurra una partitura che risuonava come un ritornello, indefinita ballabile palpitante. Ho visto gli alberi diradarsi, la luce rafforzarsi, la terra umida sparire per lasciare spazio a prati nuovi e verdeggianti e ancora oltre: mari da assaporare, venti da suonare, e terre umide su cui ballare, strade nuove sconosciute e avvincenti. Il mio risuonante sibilio. La vita non finisce nelle scelte che si fanno, nello status in cui ci fermiamo apparentemente, la vita è più forte di tagli e orli di rifinitura, è più vera delle quattro pareti in cui talvolta abbiamo la sensazione di soffocare. Ciascuno di noi è molto di più di tutto ciò, e davanti c’è tutta la vita, tutto il fare secondo il proprio essere. C’è la meraviglia, il battito, lo sconfinato viaggiare, perché questo siamo al di là degli incontri dei luoghi delle dinamiche. E mentre ricomincio a raccontare quella foresta con tutti i suoi abitanti si allontana, quanto ai viaggiatori quelli non si perdono mai, quanto alla mia strada essa è nei miei piedi nei miei occhi nelle mie emozioni. Tutto il resto sono sfondi.


    Ps tutto questo per dire che cambierò scuola e ciclo di istruzione...ma per ricordarmi quel che sono e valgo bisogna che me lo scriva...scusate il silenzio di questi giorni, sembrava impossibile tutto ciò dalle ultime notizie, e invece...
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    La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)
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    loulou_jq
    Post: 1.083
    Sesso: Femminile
    00 14/04/2008 09:17
    un brindisi al tuo nuovo lavoro e alla tua blueberry season...
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    erikaluna
    Post: 657
    Sesso: Femminile
    00 14/04/2008 15:47
    .
    Grazie Lou!!!
    Già...per me che amo il blu alla fine son gli unici frutti blu...almeno di nome :)
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    La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)