A un passo dall’uscire, a tanti passi di quelli vissuti e tracciati.Una sensazione di passaggio che è più di un pensiero, semmai l’epidermico sentire.Un silenzio diffuso e sparso in circolo accompagna il fluire emozionante e grumoso del sangue nelle vene.Una solitudine non esistenziale, ma esistente e fisica.Nel sottofondo ancora le note di un pianto che si faceva spazio, frantumi vitrei di piccoli sogni rotti, la mia voglia di crescere che non riesce a relegarsi in un bozzolo, la voce dei verbi tradire e amare nei legami di vario tipo, con la netta sensazione che i ruoli siano ribaltabili e per niente chiari.Sono metamorfosi continue e in presa diretta, vive piene e un po’ spietate. Sarà per quello che faccio fatica a trovare alfabeti tali da poterle in qualche modo depurare e arrivare a dirle. A volte non so chiedere aiuto, perché gli altri mi sembrano più fragili di me e non mi piace dare pesi. Altre volte ci riesco, mi sembra sempre una conquista più che un diritto. Sarà anche per questo, ma anche per tutto e i tutti intorno che…In certi istanti mi sento invisibile e forse incompresa. In certi passi mi rivedo e sento di aver fatto il possibile per comunicare, per arrivare, perché soprattutto ne avevo voglia. Questo essermi messa in gioco che mi porta altrove. Non vedo l’ora di chiudere definitivamente questa transumanza, ma è lenta, quasi stillicidio.Io, appassionata di congedi, dei riti del saluto perché i gesti e le parole sono importanti quando ci si separa: in qualche modo sigillano e silenziosamente dichiarano ciò che è stato, ora non riesco a trovare modi e parole, e ne sento l’urgenza.
Note al margine: io sono così, passionale e fragile, stupendamente e vulnerabilmente viva.
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La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)