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Ciro Guerra Cristina Gallego




All'inizio una storia d'amore tra Zaida e Rapayet, due indio che vivono nella penisola della Guajira (nord Colombia), che sembrerebbe poter esser coronata da lieto fine, ma c'è il problema delle dote, una questione di soldi dunque, ed i soldi sono soldi sotto tutte le latitudini e gli uomini sono uomini sotto tutte le latitudini, non ci sono né paradisi fiscali ne paradisi naturali, Murnau insegna. Questo è in sintesi secondo me il senso del film. L'oro verde del titolo è la marijuana col cui smercio illegale si accumulano rapidamente ricchezze, ma si creano anche faide e conflitti con relative con scie di sangue, da cui è impossibile uscire. Naturalmente gli indio non si sono inventati da soli criminalità e narcotraffico, in questo sono stati educati dai bianchi colonizzatori del continente, ma sarei cauto nell'assoluzione del indio innocente vittima del bianco avido e sanguinario. Anche gli indio sono specie umana e condividono gli stessi difetti dei conquistatori bianchi, per cui tra i due mondi così antitetici c'è sinergia e comunione di interessi: i soldi; ne consegue che la pulsione alla autodistruzione è patrimonio comune sia della cultura ancestrale sia della civiltà moderna, e quindi probabilmente l'umanità è destinata a scomparire. L'isola di pasqua Rapa Nui ne è già stato un piccolo laboratorio di prova. Questa è la mia interpretazione del film, che a mio giudizio fa capire troppo presto dove vuole andare a parare. Un piccolo difetto, comune a molti film tribali, (è un genere che mi sono inventato seduta stante), per un film comunque ottimo.
Voto 8,5
[Modificato da verdoux47 27/05/2019 23:05]