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La lettura come l’amore, l’amicizia o anche solo uno sguardo sul mare
o sui colori della stagione, dovrebbe essere un momento privilegiato,
una possibilità tra le poche di vivere il presente.
La possibilità di cogliere con pienezza ogni attimo
senza sacrificarlo a qualcosa d’altro, senza bruciarlo rapidamente
per raggiungere qualche risultato, senza cioè distruggere
continuamente il presente, la vita vera in una corsa affannosa
verso qualcosa che non è veramente mai, una forma della morte.
Una pagina che si legge non perché sia di una qualche utilità immediata,
ma perché essa ci fa guardare meglio in faccia il riso o il pianto e in essa,
sempre uguale e sempre nuova, si può sostare senza essere presi dalla smania
di passare ad altro.
I nostri libri, i libri che amiamo, che abbiamo amato che ameremo,
esistono per aiutarci a capire e a vivere un po’ meglio
le ombre, gli incanti, le paure, le speranze, gli equivoci,
gli smarrimenti di ogni giorno.


Questo peana alla lettura è una mia sintesi da una prefazione di C. Magris
per una antologia intitolata Lunario dei giorni di quiete, a cura di G.D.Bonino.
Edizione Einaudi