Finalmente un libro che mi è piaciuto e meno male che lo avevo, altrimenti non avrei resistito 3 giorni piovosi al mare.
Sokurov è al suo primo libro e per la sua prima volta ha scelto l’Italia, non so perché; ma Sokurov si ritiene uno scrittore ed un pittore ancora prima che un regista, attività che considera più un lavoro che un arte e che se arte è, la ritiene arte inferiore rispetto alle suddette. Ovviamente queste sono sue idee personali che non condivido affatto.
Scrive bene, su questo non c’è dubbio e scrive come filma, sembra che regista e scrittore siano la stessa persona e questa circostanza offre l’opportunità di alimentare la vecchia discussione sul rapporto tra il film ed il libro da cui è tratto. (Dire tra cinema e letteratura mi sembra troppo ambizioso). E nel caso presente si tratta di un rapporto a parti invertite, poiché è l’opera narrativa ad essere tratta dal film.
Aleksandra è un bel film da cui è tratto un bel racconto breve di circa 40 pagine; 40 pagine per 90 minuti di film sembrano poche, ma scontano il fatto che il cinema di Sokurov è molto contemplativo e per fortuna non è uno che si scrive addosso.
È più bello il film o il libro, venendo al dunque? Siamo lì, io preferisco il film, probabilmente perché mi piace di più il cinema.
Poi il libro contiene tre elegie, cioè il testo di quei film particolari di Sokurov chiamati elegie, che sono dei poemi audiovisivi; l’elegia del viaggio è la più bella; certo l’aver già visto il film condiziona la fantasia immaginativa di chi legge, succede il contrario di quando si guarda un film tratto da un libro già letto.
Oltre altri scritti di vario genere, appunti di lezioni, diari, preparazioni di film, racconti brevi, il libro contiene un capitolo dissertazione su come Sokurov vede il cinema e su Eisenstein in particolare.
Sokurov non ama Eisenstein e non ha amato l’unione sovietica, non è un materialista storico è piuttosto un romantico.